BS Giugno
2022

LA LINEA D'OMBRA

ALESSANDRA MASTRODONATO

Ci vuole forza per sbocciare nel deserto!

Quando tutta la nostra vita si ritrova “in panne”, diventa davvero complicato riattivare la voglia di camminare, riscoprire dentro di noi la forza per andare avanti, risignificando azioni e scelte quotidiane e restituendo valore alla nostra libertà.

Nel cammino verso l’adultità accade talvolta che il dinamismo della crescita si interrompa bruscamente, e nella frenata vengono sbalzati fuori anche i nostri progetti di vita, le energie per perseguirli, persino il senso del futuro.

Che sia per una delusione troppo grande per essere rapidamente archiviata come un semplice “incidente di percorso”, oppure per via di un impatto inaspettato con la sofferenza a cui non eravamo preparati e che facciamo fatica ad accogliere in maniera costruttiva nella nostra vita, o ancora per un improvviso cortocircuito nel motore della nostra macchina di cui non riusciamo a comprendere le cause né tanto meno a immaginare le possibili soluzioni. Fatto sta che rimaniamo bloccati in una condizione di stallo esistenziale, prigionieri delle nostre paure ed incertezze, arenati nelle secche di una sterile inerzia che ci rende incapaci di guardare la realtà da un’altra prospettiva. E quando, come in questi casi, tutta la nostra vita si ritrova “in panne”, diventa davvero complicato riattivare la voglia di camminare, riscoprire dentro di noi la forza per andare avanti, risignificando azioni e scelte quotidiane e restituendo valore alla nostra libertà.

Da un punto di vista emotivo, una simile impasse può provocare un senso di vertigine: in maniera dolorosamente impietosa prendiamo atto della necessità di una revisione radicale di schemi comportamentali che non hanno funzionato, di atteggiamenti che forse ci hanno portato a chiuderci in noi stessi, di relazioni affettive che, anziché migliorare la nostra qualità di vita, si sono trasformate in una prigione opprimente.

Eppure è proprio in questi momenti di estrema fragilità che, al di là di tutti gli errori commessi e le cicatrici rimediate, ci riscopriamo capaci di una insospettabile resilienza. È quando siamo più feriti che ci ritroviamo a fare i conti con noi stessi, con le nostre risorse interiori, con la possibilità di ripartire da zero e ridisegnare in modo creativo il nostro progetto di vita. È quando ci perdiamo e smarriamo la strada maestra che abbiamo l’opportunità di rimettere a fuoco i nostri obiettivi e di verificare “di che pasta siamo fatti”.

Come un fiore delicato ma tenace, cresciuto in un terreno inospitale e che ha dovuto farsi strada tra le rocce e le spine, siamo chiamati a “sbocciare nel deserto”, a sfidare le avversità della vita per poter rinascere ogni giorno più forti.

Una forza che non deriva dalla capacità di diventare indifferenti rispetto a tutto ciò che accade intorno a noi, come se indossassimo un’armatura scintillante ed infrangibile sulla cui fredda superficie far scivolare via ogni dolore ed amarezza. Bensì una forza che scaturisce dalla consapevolezza che i traguardi più luminosi comportano sempre cadute e sacrifici e che per essere felici non serve sedersi ad aspettare che torni a splendere il sole, ma occorre imparare giorno dopo giorno a “danzare in mezzo alla tempesta”.          

La libertà spaventa più di una prigione

e tutti cercano qualcuno per cui liberarsi,

l’odio uccide, forse è vero come dicono,

ma so che è da un veleno che nasce un antidoto.

Vieni con me,

la strada giusta la troviamo solo quando ci perdiamo

e restiamo da soli,

perché è dagli incubi che nascono i sogni migliori,

anche a Chernobyl ora crescono i fiori…

Odio queste cicatrici,

perché mi fanno sentire diverso:

posso nasconderle da tutti, ma non da me stesso.

È un’armatura cresciuta col tempo,

ogni ferita è un passaggio che porta al lato migliore di noi,

perché attraverso loro puoi guardarmi dentro,

sentire cosa provo, capire cosa sento.

Non conta la destinazione, ma il tragitto:

il peggiore dei finali non cancella mai un inizio.

Fa più rumore il tuo silenzio che le urla della gente,

un albero che cade che una foresta intera che cresce…

Tengo i miei sogni nascosti dietro alle palpebre,

siamo fiori cresciuti dalle lacrime.

Sei tutte quelle cose che non riesco mai a dire,

troverai un posto migliore a un passo dopo la fine;

cammineremo a piedi nudi sopra queste spine,

diventando forti per smettere di soffrire…

Se questa notte piove dietro le tue palpebre,

sarò al tuo fianco quando è l’ora di combattere,

portami con te, ti porterò con me!

Tu mi hai insegnato che si cade per rinascere,

che un uomo è forte quando impara ad esser fragile,

portami con te, ti porterò con me!

Portami in alto come gli aeroplani,

saltiamo insieme, vieni con me;

anche se ci hanno spezzato le ali,

cammineremo sopra queste nuvole.

Passeranno questi temporali,

anche se sarà difficile,

sarà un giorno migliore domani,

anche per te…

(Mr Rain, Fiori di Chernobyl, 2021)

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