BS Luglio/Agosto
2021

COME DON BOSCO

PINO PELLEGRINO

AUTOGRILL PER EDUCATORI - I doni dell'estate

Fare il pieno di stupore

Covid a parte, l’estate resta sempre la stagione più preziosa per fare il pieno di stupore: per fare il pieno di un valore dalla portata umanizzante tutta da scoprire!

Fanno paura quei ragazzi che conoscono ogni cosa del computer, ma non sanno nulla della poesia. Ragazzi disincantati, aridi, senza vibrazioni interiori. Ragazzi poveri che non sanno attingere alla miniera dello stupore: Sì, perché lo stupore è una vera e propria miniera.

Lo stupore è una forma di innamoramento.

Chi si stupisce dei fiori, non li calpesta, non li coglie per sé, ma li lascia crescere, liberi e belli, nei campi.

Lo stupore ci vaccina contro la mentalità predatoria ed aggressiva che ci fa dimenticare che non abbiamo il ricambio della nostra unica Terra.

Lo stupore blocca il tempo.

Chi ancora si emoziona alla vista della prima nevicata che profuma di Natale, non ha ancora iniziato a morire!

Lo stupore è l’ingresso del sapere.

Il celebre scienziato francese Louis Pasteur diceva: “Meravigliarsi di tutto, è il primo passo verso la scoperta”. Sentenza non nuova. Già il filosofo Socrate aveva sentenziato: “La saggezza comincia dallo stupore!”

Lo stupore oltrepassa il cancello della preghiera: ad un certo momento, infatti, si inginocchia per lodare Chi ha disseminato le Sue impronte digitali ovunque.

Finalmente lo stupore dilata il nostro spazio interiore e lo arricchisce. Lo stupore è il passatempo del genio! Johann Wolfgang von Goethe un giorno ha confidato: «Esisto per stupirmi!».

Magnifico programma che ci invita a mettere in prima pagina l’educazione allo stupore.

La fiducia è un gioco da bambini

Una mamma racconta: «Qualche giorno fa stavo guardando mio figlio che si arrampicava su un albero particolarmente alto. Lui era felicissimo di mostrarmi la novità, mentre io morivo dalla voglia di dirgli di scendere, di stare attento o che sarebbe stato meglio non farlo. Avrei voluto tenergli la mano o mettergli sotto un materasso. Ero terrorizzata all’idea che potesse cadere, ma mi sono morsa la lingua, consapevole che se l’avessi fermato avrei “tradito” il metodo danese. A un certo punto ho persino chiuso gli occhi e trattenuto il respiro. Lui è arrivato fino in cima e poi è sceso tranquillo. Era raggiante e orgoglioso di sé. Anche io ero orgogliosa di lui e di me stessa per averglielo lasciato fare. Ecco, questa potrebbe essere una buona analogia da prendere ad esempio per tutto il resto della sua vita».

La fiducia è una cosa importante, perché è alla base di ogni buona relazione, e uno dei primi spazi in cui si sviluppa è proprio dentro di noi.

Aiutiamoli a risolvere i loro problemi, senza dire di “no”. Invece di ripetere mille raccomandazioni, spesso dal significato generico, cerchiamo di incoraggiare nei bambini la consapevolezza con domande tipo: «Hai pensato a come fare per riuscire a camminare in bilico su quel ramo?», «Come farai a salire/scendere/attraversare?», «Cosa potrebbe esserti utile?», «Visto com’è saldo quel ramo?». Piuttosto che intervenire per metterli in sicurezza o chiedere loro di smettere di fare quel che stanno facendo, possiamo cercare di aiutarli a risolvere il problema. Ad esempio: «Prova a muovere i piedi più velocemente, mettici più forza», oppure «Hai paura/Sei eccitato/Ti senti insicuro/Ti senti stanco?» sono tutte frasi che incoraggiano l’autostima e focalizzano l’attenzione sull’esperienza del bambino piuttosto che su quella dell’adulto.

Giocare è crescere

Ricordate che il desiderio di giocare è innato nel bambino, viene da dentro di lui. In ogni circostanza, persino nei territori devastati dalla guerra, i bambini hanno sempre voglia di giocare. Il gioco è del tutto indipendente dall’esterno, dal sistema di premi, voti, trofei e riconoscimenti.

Durante il gioco il fatto di compiacere gli adulti non ha il minimo peso. È attraverso il gioco che i bambini imparano a conoscersi, a comprendere alcuni meccanismi dello stare al mondo e a relazionarsi con gli altri. È il loro modo di rilassarsi dopo una giornata faticosa, di alleggerire il carico. Ma ogni volta si trovano a dover rinegoziare le regole con i loro coetanei per poter continuare a giocare, devono riuscire a sintonizzarsi sullo stato d’animo dell’altro. Ed ecco l’intimo significato dell’empatia. È attraverso il grande desiderio di continuare a giocare che i nostri figli imparano l’autocontrollo, che è un altro fattore importantissimo nella ricerca della felicità.

Tutti fuori!

Il movimento fa bene, migliora l’apprendimento e la concentrazione, alcuni bambini ne hanno bisogno più di altri.

Ricordatevi di don Bosco: fateli stare all’aperto. Apprendimento e natura vanno a braccetto. Portateli fuori, andate nei parchi, escogitate tutti i modi possibili per farli stare in mezzo alla natura. Lasciate che esplorino in autonomia, costruendo, crea­ndo. Noterete subito grandi benefici.           

All’oratorio

Un giornalista domanda angosciato a un animatore se non sia pericoloso che i bambini corrano tenendo in mano dei bastoni.

L’animatore risponde in tono molto tranquillo: «A volte si fanno male, sì, ma è un modo per imparare. Mi è capitato solo una volta in diciassette anni di dover portare un ragazzino in ospedale. Quindi no, non sono preoccupato».

Il giornalista passò nervosamente alla domanda successiva. «E che cosa era successo?»

«Un genitore gli era salito sul piede con la macchina».

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