TEMPO DELLO SPIRITO
CARMEN LAVAL
Alcuni dei tanti miracoli quotidiani
Vivere in piena consapevolezza significa prendersi il tempo di contemplare. Di essere toccati dalle azioni che compiamo ogni giorno e che dimentichiamo subito. Rendersi presenti significa diventare vivi per davvero. E scoprire, come un neonato, che miracolo è la vita!
RESPIRARE
Tutti respiriamo. Il respiro è vita. Il secondo racconto della creazione ci narra che Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo. E «soffiò nelle sue narici un alito di vita» (Gen 2,7). Respirando, quindi, inspiriamo l’alito di vita di Dio. Anche la psicologia ha riscoperto l’importanza del respiro. Parla di respirazione terapeutica. Se, ad esempio, immaginiamo di lasciar fluire, attraverso il respiro, l’amore sanante di Dio in ogni ambito del nostro corpo, ci sentiremo diversi anche fisicamente: un simile esercizio di distacco libera dalle contratture muscolari. In particolare quando ci sentiamo irrequieti o se stiamo partecipando a una riunione importante oppure siamo sotto stress, ci aiuta prestare attenzione al respiro e lasciarlo fluire con più calma. Allora ci calmiamo anche noi.
La Bibbia ci dice ancora: «C’è un solo soffio vitale per tutti uomini e bestie» (Qo 3,19). Nel respiro, quindi, ci sentiamo uniti con tutti gli esseri umani, ma anche con tutti gli animali, anzi, con l’intero creato.
Ad ogni respiro pensa a quelli che ti vogliono bene.
L’ACQUA
Voi siete acqua. Nell’acqua avete vissuto i primi nove mesi della vostra vita. L’acqua è davvero un amore incondizionato che scorre dentro di voi, che è voi: ora siete al settantacinque percento acqua.
Pensate alla misteriosa natura magica di questa energia liquida che diamo per scontata. Cerchiamo di stringerla, ed essa ci sfuggirà; se rimane ferma, diventerà stagnante; se le è concesso di scorrere, rimarrà pura. Non cerca di raggiungere i punti alti, per stare al di sopra di tutto, ma va verso i luoghi più bassi. Lasciate che i vostri pensieri e comportamenti si muovano con agilità in armonia con la natura di tutte le cose.
Dite una preghiera di ringraziamento per questa sostanza che sostiene la vita.
VEDERE
«L’ho visto con i miei occhi!»: chi dice così afferma di essere libero. Non dipende da altri, dai loro racconti: conosce davvero la realtà. Anche se oggi si dice che le persone non guardano bene, che non vedono gli altri, soprattutto quelli che sono nel bisogno, che non vedono i problemi. Eppure siamo circondati, quasi perseguitati, da immagini. Ma l’abitudine crea assuefazione e si rischia di guardare tutto e di non vedere niente. Ascoltare qualcuno con gli occhi significa dirgli: «Tu sei importante per me». Il modo di guardare ci trasforma. Attraverso il miracolo della vista percepiamo la bellezza: lo sguardo e la bellezza sono collegati. Se medito sul bello e lo osservo, mi trasforma. Mi porta a contatto con il bello dentro di me e le tracce di Dio nel suo bel mondo.
Invece di non vedere una persona, guardala davvero. Fa bene a tutti e due.
ASCOLTARE
Con tutto il frastuono che si riversa continuamente su di noi corriamo il rischio di disimparare ad ascoltare. Nell’ascolto ci entra dentro il mondo. Se sono «tutt’orecchi» per l’altro, attento a chi mi sta parlando, non ascolto soltanto le sue parole. Ascolto la persona stessa, la percepisco, sento le sue emozioni. La voce di Dio riecheggia nel creato, in tutto ciò che entra nel nostro orecchio: nel vento, nello scroscio dei torrenti, nella pioggia, nel canto degli uccelli. Nelle voci del creato possiamo ascoltare l’armonia del mondo e intuirvi Dio. La sua voce, però, mi tocca soprattutto nella parola. Possono essere le parole interiori, le voci interiori del mio cuore, della mia coscienza. Possono essere parole che ci dice un’altra persona. Può essere una bella musica.
Prova oggi ad ascoltare con il cuore.
CAMMINARE
Andare, camminare fa parte di noi. Ogni giorno facciamo almeno alcuni passi. Ogni nostro passo è un contatto con la terra. E una direzione: si va sempre verso qualcosa. Un poeta lo esprime splendidamente: «Dove andiamo? – Sempre a casa». Se chiedevano a don Bosco: «Dove andiamo?» rispondeva invariabilmente: «In Paradiso».
Si cammina bene con degli amici. Con loro si vive la bellezza del creato con maggiore intensità. Ci mostriamo a vicenda quanto sia bello il panorama. Camminando insieme possiamo fare l’esperienza di un profondo senso di comunione. Camminare insieme ci unisce, ci fa sentire sostenuti da coloro che sono in cammino con noi e ci aiutano lungo il cammino.
La Bibbia è piena di passi che parlano di “cammino”. Dio vigila sul nostro andare. È bello camminare meditando: «Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Sulle mani essi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra» (Sal 91). Oppure: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Sal23).
Cammina con gratitudine per la terra che ti sostiene.
ACCETTARE
Non c’è bisogno che un pensiero, una situazione, una persona ci piacciano, per accettarli. Nessun bisogno di amare, solo di ammettere che quel pensiero, quella situazione, quella persona o quella esperienza sono lì: esistono, sono già nella mia vita e dovrò scendere a patti con loro, andare avanti insieme a loro. Non significa rassegnarsi. Nell’accettazione c’è l’intenzione di restare presenti nell’azione, ma in modo diverso: con lucidità e calma. Accettazione significa comprensione, accoglienza, pazienza, tolleranza, sopportazione, perdono. L’accettazione ci insegna a seguire il miglior cammino per arrivare là dove vogliamo andare. E questo cammino non sarà necessariamente una linea retta. Come durante una passeggiata in montagna: non sarebbe una buona idea volersi inerpicare dritti verso la cima. Piuttosto seguiremo i tornanti che salgono serpeggiando attorno ai fianchi della montagna. Senza rinunciare ad arrivare lassù. Pur accettando la pendenza e le deviazioni, continuiamo a camminare verso la cima.
Le sofferenze esistono, tu continua a salire.