BS Gennaio
2023

I NOSTRI EROI

PIERLUIGI CAMERONI

Akash Bashir Un giovane pakistano martire di Cristo

Le sue ultime parole al terrorista sono state: “Morirò, ma non ti lascerò entrare in chiesa”.

Il 15 marzo 2015 è la IV domenica di Quaresima e nella parrocchiale St. John’s Catholic Church, nel quartiere cristiano di Youhanabad (Lahore-Pakistan), tra i 1200 e i 1500 fedeli della locale comunità cattolica sono riuniti per la celebrazione eucaristica, presieduta da padre Francis Gulzar. Alle 11.09 un primo attacco terroristico viene portato alla comunità anglicana riunita presso la Christ Church, appartenente alla Church of Pakistan, che dista meno di 500 metri dalla chiesa cattolica. Alle 11.10 una seconda detonazione avviene proprio all’ingresso del cortile della St. John’s Catholic Church, dove presta servizio, come guardia di sicurezza volontaria, Akash Bashir. La St. John’s Catholic Church è situata all’interno di un cortile, circondato da un muro perimetrale, al quale si può accedere attraverso un cancello che dà sulla strada. Nessuno dei volontari della sicurezza era dotato di armi, la difesa armata era compito della polizia.

Così la madre di Akash, Naz Bano, ricorda quel giorno: «Akash ne parlava con gli amici e ha insistito per tre mesi sul fatto che voleva proteggere la chiesa. Era pronto a sacrificare la sua vita se Dio gli avesse dato la possibilità di proteggere altri.

È morto durante la Quaresima. Stavo lavando i panni in casa quando mio figlio è uscito per andare in chiesa quella domenica. Era tutto vestito di bianco. Qualche istante dopo ho sentito degli spari fuori, poi la nostra strada ha rimbombato per le esplosioni. Ricordo le donne che parlavano di minacce di morte ricevute alla scuola della chiesa [anglicana] di Cristo. Gli studenti dicevano di ricevere lettere minatorie e sudari nella posta.

Le strade erano piene di gente. Sentendo la seconda esplosione, sono corsa con il mio figlio minore verso la chiesa cattolica. Cercavo Akash tra i ragazzi in piedi vicino al portone della chiesa. Il suo braccio destro era stato quasi strappato via. Non riuscivo a credere ai miei occhi.

I poliziotti in servizio guardavano una partita di cricket della World Cup. Akash doveva controllare i visitatori a una barriera a una certa distanza dalla chiesa, ma ha insistito per stare alla porta del tempio. Le sue ultime parole al terrorista sono state: “Morirò, ma non ti lascerò entrare in chiesa”».

Akash: un giovane con cuore salesiano

Bashir Emanuel, il padre di Akash, apparteneva alla minoranza cristiana e crebbe in una famiglia molto devota. Aveva sposato Naz Bano, una ragazza cristiana originaria di Shahdara, cittadina posta al margine settentrionale di Lahore. I due ebbero 5 figli: una femmina, Komash (la maggiore, nata il 1° settembre 1991), e i 4 maschi Waqas (nato il 28 marzo 1993), Akash (nato il 22 giugno 1994), Arsalan (nato il 13 settembre 1995) e Ramish (nato il 13 aprile 1996).

La vicinanza all’Afghanistan e l’incremento degli attentati terroristici fecero maturare nel 2007, nei genitori di Akash, la decisione di emigrare nelle zone orientali del Pakistan: nel Punjab e precisamente a Lahore, nel quartiere di Youhanabad, vicino alla famiglia della madre di Akash. Qui il papà di Akash trovò lavoro come imbianchino e nel 2008 tutta la famiglia si riunì a Lahore.

«Youhanabad è una delle più grandi comunità cristiane del Pakistan. Qui Akash frequentò per un anno la St. Dominic High School, a partire dal 25 settembre 2008. Abbandonò successivamente la scuola a causa della sua scarsa propensione agli studi per iscriversi poi al Don Bosco Technical and Youth Center, fondato nel 2000 per accogliere gli studenti respinti dalle scuole tradizionali.

I Salesiani del quartiere di Youhanabad gestiscono un collegio per bambini e giovani, una scuola elementare, una scuola tecnica, laboratori per giovani donne e una scuola serale.

Akash frequentò l’istituto fino al 24 febbraio 2011, non riuscendo a superare l’esame di promozione. Era un giovane molto semplice, anche dal punto di vista intellettuale. Il papà lo ricorda come un figlio obbediente, un umile lavoratore che proveniva da una famiglia povera e che nella povertà visse, una persona paziente, un giovane con una forte fede. Furono i genitori a educare Akash a una vita devota, semplice e onesta, irreprensibile e laboriosa, rispettosa ed educata. Simpatico e allegro, «parlava sempre con la faccia sorridente» ed era sempre disponibile ad aiutare.

La breve, ma profonda esperienza dello spirito salesiano e del Sistema preventivo che lo anima ebbero un’intima e profonda ricaduta sulla formazione del giovane Akash, che lo avrebbe spinto ad una maggiore conoscenza e ad una rafforzata amicizia con Cristo e con Maria, la cui statua è presente in una grotta nel cortile della chiesa parrocchiale di Youhanabad, la St. John’s Catholic Church: Akash vi si fermava davanti in preghiera prima di prendere servizio. Il signor Naveed – un ottico presso cui Akash si recava con la nonna perché le riparasse gli occhiali –, di fede musulmana, ricorda l’attenzione di Akash per i poveri e i bisognosi: «Aveva un ottimo rapporto con i poveri e i bisognosi: ogni volta che vedeva qualche povero, si sentiva triste; se non aveva nulla da offrire o da donare, pregava per loro. Nonostante a volte fosse affamato, era solito dare il suo cibo agli altri».

I Salesiani gli insegnarono inoltre che l’importante non era fermarsi davanti alle avversità personali, ma perseverare con umiltà nel cammino della vita e della fede, e guardare ancora con più entusiasmo alla vita e al servizio del prossimo.

«Salverei tante persone sacrificando la mia vita»

Akash seguì poi – unico maschio del gruppo – un corso di cucito-sartoria della durata di sei mesi al Manifacture April College, grazie al quale lavorò come operatore di macchine nella fabbrica dell’azienda Nishat a Lahore; in quel periodo conobbe la signora Farah Giyan Khush-Hall, che ricorda: «Era un istituto musulmano. Ogni mattina leggevano i versi del Corano. Noi eravamo 25-30 cristiani. Solo Akash è stato coraggioso, ha parlato e ha detto che avremmo pregato le nostre preghiere separatamente». Non aveva vergona di testimoniare la sua fede andando contro corrente.

Con lo stipendio dei primi cinque mesi di lavoro, si comprò un cellulare in modo tale da poter ascoltare inni cristiani. Così lo ricorda il papà: «Si alzava presto la mattina. Pregava regolarmente e ascoltava volentieri gli inni cristiani». Nel frattempo, dal 5 all’8 novembre 2014 aveva partecipato a un corso per animatori biblici organizzato dalla Catholic Bible Commission Pakistan a Sadhoke. Akash faceva infatti parte di un gruppo di studio biblico. Cercava il Signore, custodiva la sua Parola, cercava di rispondere ad essa con la propria vita, per crescere nelle virtù e rendere forte il cuore.

Padre Francis Gulzar descrive Akash Bashir con queste parole: «Come parroco ho visto in Akash un ragazzo molto semplice, orante, obbediente e vivace. Era molto partecipe alle attività della parrocchia. Faceva volontariato in ogni momento e in ogni modo possibile. Sia nelle calde estati di Lahore sia nei gelidi giorni d’inverno, Akash era solito partecipare alla Santa Messa e la maggior parte delle volte veniva visto in piedi, al cancello principale della chiesa, mentre svolgeva il suo compito di sicurezza.

Anche se Akash apparteneva ad una famiglia poco privilegiata, aveva un grande cuore, faceva amicizia con altri giovani ragazzi e cercava sempre di essere al servizio di altri gruppi impegnati nelle attività della Chiesa».

Il clima politico era sempre più minaccioso. Nel settembre 2013, due kamikaze si erano fatti esplodere nel piazzale antistante alla chiesa di Ognissanti a Peshawar uccidendo più di 80 persone. Le diverse chiese della città di Lahore e del paese avevano formato un servizio di sicurezza a protezione dei luoghi di culto e dei fedeli che in essi si recavano per la preghiera e le celebrazioni liturgiche. Nel dicembre 2014, Akash si offrì come volontario, contro il parere della madre.

La donna racconta lo scambio di battute avuto con il figlio: «Mamma perché sei così spaventata?».

«Non sai perché sono spaventata? Ci sono attentati ovunque».

«Se Dio mi desse questa opportunità, salverei tante persone sacrificando la mia vita. Non saresti felice?».

Infatti, per diventare membro del corpo di sicurezza parrocchiale non bastava avere capacità legate ai compiti di sicurezza e non era sufficiente essere totalmente liberi nel compiere questa scelta: era richiesto di essere persone affidabili e buoni cristiani, esempi credibili di moralità e disciplina.

Come Santo Stefano

Akash era il più giovane in servizio e si dedicava con serietà e puntualità a questo compito che richiedeva impegno e ore di formazione. Il suo ruolo era quello di sorvegliare l’entrata nel cortile della parrocchia e di perquisire i fedeli al cancello d’ingresso. Il 15 marzo, come ogni domenica, si recò alla St. John’s Catholic Church per prestare servizio. Quel giorno era l’unico componente della famiglia presente in parrocchia: sua madre era sola a casa; suo padre era fuori città, a Muri; due fratelli di Akash stavano lavorando e il più giovane, Ramish, stava tornando da alcune commissioni; sua sorella era a casa di una zia.

Dopo l’esplosione rimasero a terra i corpi di quattro persone agonizzanti: l’uomo che aveva trasportato l’esplosivo e che era stato bloccato da Akash all’ingresso del cortile; un mercante di legumi che stazionava davanti alla parrocchia; una bambina di sei anni di nome Amol che al momento dell’esplosione stava giocando nel cortile della parrocchia. Vi era anche il corpo di Akash Bashir, sanguinante sulla terra marrone, profondamente dilaniato.

Come il primo martire, Santo Stefano, Akash muore contemplando il cielo, testimoniando con il suo sacrificio unito a quello di Cristo redentore che la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita. Con la sua morte questo giovane servitore del Vangelo ci insegna che la gloria del Cielo, quella che dura per tutta la vita e anche nella vita eterna, non è fatta di ricchezze e potere, ma di amore e donazione di sé.

Il 18 marzo il corpo di Akash viene tumulato dopo le esequie per i morti cattolici e anglicani dei due attentati, celebrate ecumenicamente nella St. John’s Catholic Church alla presenza di un numero compreso tra i 7000 e i 10 000 fedeli, persone di tutte le età di Lahore.

Arsalan, il penultimo dei fratelli Bashir, dopo la morte di Akash è entrato a far parte dei volontari del gruppo delle guardie di sicurezza della St. John’s Catholic Church di Youhanabad. Arsalan racconta: «Per quanto riguarda la sicurezza, Akash era molto attento. Voleva sempre parlare di sicurezza. Era impegnato nella sicurezza giorno e notte. Una volta è venuto da me dicendo: “Arsalan, c’è bisogno di ragazzi nella sicurezza”. Gli ho risposto: “Vai tu, è il tuo lavoro e a me non piace”. Dopo la sua morte mi sono unito al gruppo dei volontari perché era suo desiderio avermi qui».     

L’opuscolo Velar sul Servo di Dio Akash Bashir

A seguito dell’avvio ufficiale dell’Inchiesta diocesana per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio, Akash Bashir, exallievo di don Bosco, il primo cittadino pakistano in processo di Beatificazione e Canonizzazione, è uscito, per i tipi della Velar, l’opuscolo che presenta la vita di questo giovane testimone di Cristo.

doc00670220221125084841_001
I fioretti di Don Bosco

Le mele del Principe

5_RM Maria M and Nick_original
Il messaggio del Rettor Maggiore

Quel giovane mi disse: “la mia passione è Cristo”

8_Oratorio 2
invitato

«Quel giorno Maria Ausiliatrice ci salvò»

10_2107P_MG_5231
Don Bosco nel Mondo

Tra mezzaluna e croce: Don Bosco a Istanbul

Talented,Husband,Treting,His,Family,With,Yummy,Pancakes,In,The
Tempo dello Spirito

Il kit della felicità in 12 strumenti

16_Inspector_Angel_Prado
In Prima Linea

Don Bosco nel cuore dell’America

18_Akash Bashir
I nostri eroi

Akash Bashir Un giovane pakistano martire di Cristo

22_23_La strenna
Poster

2023 STRENNA del Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime

24_Dorotea de Chopitea
FMA

La nostra mamma di Barcellona

The,Children,Run,Into,Their,Mother's,Arms,After,Finishing,Their
Anche questa è missione

La storia di D. al Centro Diurno

30_178A1113
Ragazzi soli

Jordy che voleva lasciare la strada

35_shutterstock_2127981953
Come Don Bosco

PEDAGOGIA CONTROCORRENTE 1 - Meglio felici che famosi

A,Woman,Tries,To,Hold,On,To,Her,Red,Umbrella
La linea d’ombra

Spettinati dalla vita

38_Immagine1390554
La storia sconosciuta di Don Bosco

«Sacra Real Maestà»

40_Suor Meozzi
I nostri santi

Il Santo del mese - La Venerabile Laura Meozzi

41_09ee5e909b16c22bfb7970e5779f5be9_L
Il loro ricordo è benedizione

Don Filiberto Rodríguez Martín

42_RELAX gennaio 2023 Schema
Il crucipuzzle

SCOPRENDO DON BOSCO

43_L'eremita
La buonanotte

L’eremita e l’orcio dell’olio